Le maglie di una volta erano in lana, non si scappa. C’è stato un periodo di passaggio, però, in cui il progresso tecnologico dell’abbigliamento ha iniziato a introdurre tessuti moderni dove ancora alcuni lavoravano tradizinalmente la lana. Oppure si iniziavano ad utilizzare filati misti.
La Maglia Rosa indossata dal Stephen Roche che conquistò il Giro d’Italia nel 1987 era in lana. E in alcune tappe faceva davvero caldo. Il corridore irlandese correva per la Carrera. Squadra sempre molto all’avanguardia tecnologicamente e probabilmente aveva apprezzato molto le nuove maglie più fresche e in tessuti sintetici. La maglia che l’organizzazione del Giro gli diede da indossare, però, era in lana. La squadra gli cucì su il tessuto con i loghi degli sponsor del team stampati, ma le personalizzazioni finirono lì.
Fu lo stesso corridore, allora, a prendere l’iniziativa: non esitò a ricavare delle prese d’aria sotto le maniche semplicemente tagliando la maglia.
Non è stato certo l’unico, Roche, a ricorrere a soluzioni di questo tipo. In passato ci sono stati corridori che hanno praticato forature anche sulla tomaia degli scarpini da corsa. Poi arrivarono i materiali moderni e il problema si è praticamente dimenticato.