«Dici Giro delle Fiandre e pensi immediatamente a Fiorenzo Magni» scriveva Mario Fossati. È la legge dei numeri: uno, due e tre. Prima di arrivare a cento. Se vuoi altri post-it per rinfrescare la memoria, ecco quello che ti dice chiaramente: Magni 100. Fiorenzo Magni nato a Vaiano il 7 dicembre del 1920. È il 2020. È il suo centenario. E in ogni modo lo ricorderemo. Non solo al Ghisallo, nel suo museo. E sarà sempre di più un’emozione. #Magni100 @LucianaRota
Il suo numero, non ci sono santi, è il 3. E tu pensi: tre vite. Non una e qualcosa, a quasi 92 anni, quelli che ha vissuto da leone, nel suo Centenario appunto. Ma tre. Tre secoli almeno. Fiorenzo Magni, il Leone delle Fiandre, il grande campione di ciclismo. Colui che sfidava Coppi e Bartali. Quell’uomo forte tutto d’un pezzo fraternamente amico con chi sapeva entrare nel suo cuore per non scappare più. Neanche ora. A cento anni.
Tre è il suo numero. E non perché il terzo uomo, poiché Magni è stato Primo, Secondo e Terzo. Tante volte. Tutte importanti. Tre volte come i suoi Giri vinti. Come le sue Fiandre. Tre per tre secoli almeno… di lezioni di ciclismo e di vita. L’esempio come diceva lui. Lui che scherzava sul fuoco dei quasi cento anni e sulla faccenda del terzo uomo, invece, non scherzava affatto: un’ossessione un po’ celata ma neanche tanto. In famiglia non si parlava mai della questione del terzo uomo, perché chi conosceva bene Fiorenzo Magni sapeva che non è che gli piacesse essere chiamato il terzo. Gli piaceva vincere. E gli piaceva chi vinceva. Quindi Coppi. E anche Bartali. Con una chiara preferenza per Fausto, di cui si dichiarava amico fraterno. Ed era vero. Ma soprattutto dopo… Dopo che il destino.
Magni era uno che coi numeri e i secondi vinceva un Giro che sbatteva in fondo alla pagina della Gazzetta dello Sport, la Rosea, la notizia della fine del campionato di calcio. E non viceversa!, ti ricordava con quel suo piglio ogni volta. Capisci che importanza aveva il ciclismo allora? Come potevamo sentirci noi? Noi eravamo i protagonisti di quella storia che raccontavano con grande scrittura i Nutrizio, i Fossati, Orio Vergani, Indro Montanelli…
Magni era custode dei ricordi e insegnava a tutti che non deve scappare nulla dalla memoria. Conservare il passato per guardare al futuro. Era il suo modo di intendere la vita. I secoli che non scappano. Tornano. Come i secondi. I primi. E anche i terzi. Non scappa nulla. In questo Centenario. Con i ricordi si realizza un sogno come il suo: così lui, Magni 100, ha realizzato l’unico museo al mondo dedicato a tutti i campioni di ciclismo. Con la benedizione della Madonnina di Magreglio che brinda con noi al saluto di Fiorenzo, una scultura che sorride all’entrata della casa dei ciclisti, dono di Ernesto Colnago. Un valore nel valore: di una grande amicizia. Buon Centenario Campione. Ti ritroviamo qui ogni giorno, al Ghisallo. Fra tre minuti. Tre. Per cento anni ancora. E pedalare.