Tutti gregari. Fiorenzo Magni, fondatore del Museo del Ghisallo di Magreglio, ci faceva sentire tutti gregari e campioni allo stesso tempo. Ed era una bella sensazione. Perché chi mastica pane e ciclismo sa che essere Gregario è come essere campione. Forse con la c minuscola. Ma anche no.

Così, sfogliando fra la letteratura che il Museo ci offre, torna fra le dita e fra gli occhi un articolo pubblicato sulla rivista prestigiosa del Ciclismo per antonomasia, Bicisport, un articolo dal numero di novembre del 1985. Un articolo a firma Franco Rota, per restare in famiglia, e dedicato a Ettore Milano, per restare anche con quella di Fausto Coppi.

Ettore Milano: nome da combattente più che da Gregario. Anche Campione, certo. Fu il più fedele gregario di Fausto Coppi, scrive Bisicsport… Noi aggiungiamo che Sandrino Carrea – l’altro – fedele lo fu ancora di più con la sua forza morale e la sua potenza fisica ma inutile fare paragoni…

Scrive Rota di Ettore Milano tratteggiando l’uomo all’epoca delle sue sessanta primavere: «(…) ha dentro di sè ricordi e motivi che gli hanno consentito di maturare una personalità ben diversa rispetto a quello che era, ai suoi tempi, il portaborracce, forse anche, come si diceva, un gregario di ferro. Alla scuola di suo suocero, Giuseppe Cavanna, il monumentale massaggiatore cieco scopritore di talenti, ha saputo forgiare i garùn ma soprattutto il carattere, che poi ha affinato in quell’ambiente permeato di serietà e di stile che si ispirava alla esemplare figura di Coppi, il primo della classe in quella stessa scuola».

Rota dà parole e voce a Ettore Milano che ci racconta, a sua volta, il suo Coppi il Campionissimo: «Voleva essere sempre al corrente della nostra vita privata, chiedeva di essere partecipe dei nostri problemi personali e non di rado ci aiutava a rivolverli. Soprattutto si preoccupava del nostro domani. Un giorno si offrì di acquistarmi un camion-cisterna del valore di 15 milioni, che a quei tempi era una somma da capogiro».

Ettore Milano è stato accanto a Coppi fino all’ultimo respiro, si può forzare la similitudine immaginandolo nell’atto di porgergli l’ultima borraccia. Poi si è tirato in disparte.

Se ne è andato il 21 ottobre 2011, a Novi Ligure (Alessandria). Con Sandrino Carrea e Michele Gismondi fu definito da Marco Pastonesi de La Gazzetta dello Sport uno degli angeli di Fausto Coppi. Aveva 86 anni. Rappresenta in quella frase la poesia del ciclismo, quello più umano. Di noi tutti gregari e di loro, certamente, campioni.