Tutti d’accordo. Domani la grande avventura che ci porterà, attraverso 4800 chilometri di strade, in 23 giorni di gara, con due sole giornate di riposo. al traguardo finale di Parigi, avrà inizio. Noi partiamo accompagnati dai voti di milioni di sportivi, coscienti d’essere i più forti e per questo i più bersagliati dagli avversari, e con la speranza di portare per la terza volta a Parigi, nello spazio di cinque anni, un italiano in maglia gialla. (Alfredo Binda, “Coppi Bartali Magni al Tour 1952”, ed. GENIO)
L’album delle fotografie della Grande Boucle 1952 è un autentico manuale sui valori del ciclismo e della vita. Fausto Coppi firma con il suo trionfo la storia del ciclismo. Il passaggio di una borraccia e il dono di una ruota firmano invece la testimonianza di quello che Alfredo Binda riassunse così: le due forature di Coppi hanno dato modo a Bartali e a Magni di dimostrare, senza più alcuna possibilità di equivoci, che la collaborazione e l’amicizia tra tutti i componenti della squadra italiana è una realtà operante. Fotografie che immortaleranno per sempre il senso e il destino epico del ciclismo.
Partiti da Brest e arrivati a Parigi erano (in ordine alfabetico): Baroni, Bartali, Bresci, Carrea, Coppi, Corrieri, Crippa, Franchi, Magni, Martino, Milano e Pezzi.
In quello straordinario Tour si distinse anche il valore del Gregario, del Gregario per antonomasia, Sandrino Carrea. E’ il 3 luglio, siamo alla nona tappa, da Mulhouse a Losanna. Carrea conquista la maglia gialla, il giorno dopo la indosserà solo ed esclusivamente con la vocazione di farla volare sulle ali dell’Airone.
La biblioteca del Museo conserva tra i suoi libri anche un volumetto a firma di Alfredo Binda, da cui riportiamo la cronaca del 3 luglio.
Come era facilmente prevedibile, oggi sono stati di scena gli svizzeri che hanno voluto regalare al loro sportivissimo popolo almeno una vittoria di tappa, dopo la defezione dei due K che avevano saputo vincere le due precedenti edizioni del Tour.
Magni, in giornata dispari, ha perso nuovamente la maglia gialla che passa però, anziché ad un avversario, a fasciare il dorso di un altro componente della squadra italiana: il “gregario” Sandrino Carrea. Buono e bravo Carrea, che corre il Giro di Francia per comprarsi il pezzo di terra, lui che è contadino nato. E’ stato sino ad oggi il gregario più attivo ed utile, pronto a passare la ruota, svelto nel rincorrere i fuggitivi. Per avere anche stamane compiuto egregiamente il suo dovere, è balzato di colpo alla ribalta della notorietà. Anch’egli come già Magni il primo giorno, non pensando certo d’aver potuto lui, povero “domestique”, conquistare il distintivo dell’uomo più forte del Tour, s’era avviato già avviato all’albergo ed ha costretto gli organizzatori ad andarlo a prelevare in tutta fretta. Piangeva dalla commozione, povero Sandrino, ed era imbarazzatissimo al momento della vestizione e del giro d’onore: sventolava a destra e a sinistra il suo enorme naso come una prora e agitava il tradizionale mazzo di gladioli con una velocità e una trascuratezza impossibili, come se si trattasse di uno scacciamosche.
In albergo piangeva ancora quando io, omaggio doveroso alla maglia gialla, prima che da ogni altro, sono andato nella sua camera per congratularmi della sua bella vittoria. Piangeva poiché aveva paura di aver sbagliato e di aver suscitato le ire di Magni. Non mi c’è voluto molto per rassicurarlo che Magni era contento di quanto era accaduto; la riprova migliore sta nel fatto che Fiorenzo non ha tirato un metro per ridurre il distacco dai fuggitivi. Anche Coppi era contento della scappata del suo fedele gregario, convinto che la maglia gialla indosso a Carrea portasse buono per le tappe alpine che avranno inizio con la Losanna-Alpe d’Huez, che si annuncia particolarmente dura per il tratto finale tutto in ascesa.
Il 4 luglio su quella salita il Campionissimo e Ginettaccio, con un passaggio di una borraccia/bottiglia d’acqua, entreranno di diritto nell’immaginario collettivo e nella storia del fair play sportivo.