27 ottobre 2018 – 27 ottobre 2020. Due anni fa la donazione al Museo della bici appartenuta a Guido Bruno, campione di velocità in pista dietro motore nel 1926, da parte del figlio Mino. @elenaornaghi
Tu pronunci la parola stayer e ti vengono in mente spettacolari sfide alla legge di gravità e a quella della velocità, che riempivano i velodromi di stupore e incendiavano il legno delle piste di adrenalina pura. Mondiali compresi. Davanti gli audaci piloti delle moto (da qui l’espressione: dietromotori), dietro i folli ciclisti, in mezzo a loro un rullo, quel rullo che i ciclisti non dovevano assolutamente perdere.
Scrive Gianni Bertoli in un suo articolo pubblicato il 19 novembre 2013 su Cyclemagazine.eu: Il ciclista stayer usava una bicicletta del tutto particolare. Il telaio era più corto del normale e, per stare il più vicino possibile alla motocicletta, la forcella era piegata all’indietro con la conseguente adozione di una ruota anteriore di dimensioni ridotte rispetto a quelle normali. Ovviamente venivano adottati rapporti … spaventosi. Il ciclista vestiva normali indumenti da pista con la sola aggiunta di un casco da motociclista.
Così una storia di biciclette particolari corre veloce in questi giorni su e giù per il Museo. Ed è quella della bicicletta che ha trovato casa nella pista del velodromo del Museo del Ghisallo. Il fatto è accaduto due anni fa ma lo ricordiamo come se fosse ieri: anche il tempo corre! Mino Bruno il 27 ottobre 2018 ha donato infatti alla Casa dei Ciclisti la bicicletta da stayer di suo padre Guido.
Guido Bruno nel 1926 vinse nella squadra ciclistica “Belloni” di Milano la Coppa Italia, valida per il campionato italiano per le crono a squadre su strada. Sempre nel 1926 vinse il campionato lombardo dilettanti su strada in 9 prove.
Appesa per anni nella sede dell’U.C Comense presso lo Stadio Sinigaglia, Mino Bruno decide che il destino di quella bicicletta speciale, non solo per naturali ragioni affettive, non fosse quello di restare parcheggiata in un box. Si attiva per restaurarla, grazie al prezioso aiuto di Domenico De Lillo (plurititolato della specialità, campione del mondo e azzurro indimenticabile) in collaborazione con il velodromo di Orlico, e il restauro diventa a sua volta una storia speciale. Perché se si è riusciti a preservare il telaio, la forcella, il manubrio e la sella originali, le altre parti, in particolare le gomme, necessitavano un intervento di recupero più importante.
Il mese scorso, l’11 settembre per l’esattezza, durante una sua visita al Ghisallo, Domenico De Lillo ha raccontato in una diretta Facebook, molto apprezzata dai followers della pagina social del museo e di cui vi riportiamo il link Youtube, alcuni dettagli di questa bicicletta speciale: Con questi pignoni potevamo correre solo con i denti pari, perché la corona è un 25 e sviluppa 50 denti. Altra caratteristica di questa bicicletta, che è stata fatta veramente bene nel 1926, la ruota posteriore: non è originale, è stata fabbricata nel 1958, è la ruota di un italiano, che ha corso nel mezzofondo. Le ruote le abbiamo recuperate a Zurigo.
Per saperne di più sulla specialità Dietro Motori – Mezzofondo:
IL CICLISMO SU PISTA
Nella specialità Dietro motori: ciascun corridore è preceduto da un allenatore in motocicletta (moto leggere “derny” o moto pesanti “mezzo-fondo”), che gli consente di raggiungere velocità molto elevate (70-80 km/h) grazie alla scia. Vince chi taglia per primo il traguardo.
E dall’archivio delle news del Museo : 4 marzo 2016 – TEMPO DI PISTA, PENSANDO AGLI STAYER