Dopo Coppi chi c’è? Fausto Coppi. Mi viene da pensare leggendo la scheda di questo nuovo libro. Non solo. Dopo Coppi c’è un sottotitolo, per questo nuovo libro, scritto da Carlo Delfino, profondo conoscitore della storia, storico del ciclismo che scrive in queste pagine edite da Alba Edizioni: c’è la strana crisi del ciclismo italiano negli anni del boom economico. Dopo Coppi c’è una storia che andava raccontata così. In un romanzo storico. Di Luciana Rota
Dopo Coppi c’è comunque ancora Coppi ed è una riflessione di chi scrive ma anche un dato di fatto che ci piaccia o no. C’è anche Bartali, rivitalizzato nella sua lunga fama (ed è giusto che sia così, proprio Giusto) da una storia di umanità e dedizione umanitaria che pochi hanno sul curriculum. Nemmeno Coppi.
Dopo Coppi c’è una voglia di pubblicare e poi leggere e raccontare un ciclismo che ci rimane dentro. Anche quello subito Dopo Coppi. Prima di entrare nel cuore di questo libro, che si sofferma appunto sull’immediato Dopo Coppi, c’è una prefazione da sottolineare ed è quella di Imerio Massignan. Dalla quale non possiamo evitare di estrapolare alcuni passaggi. Fondamentali. Come questo: (…) non sono andato male sul piano della popolarità e della simpatia nella gente del ciclismo che ha sempre compreso il mio impegno e le mie disavventure, e, ovunque andassi, anche a ottant’anni, non mi ha mai fatto mancare il sorriso e le pacche sulle spalle. Adesso che ho tra le mani il libro del mio amico dottore, sono tornato indietro di 60 anni a quando il ciclismo era lo sport principale e la bicicletta era ancora l’unico mezzo di lavoro e di trasporto di tanti connazionali. (…) tra le pagine ho ritrovato soprattutto tanti amici. Tanti, ma proprio tanti. Tanti sono già andati “in pensione”… quella definitiva; con tanti altri ci sentiamo spesso e qualche volta ci vediamo quando c’è da fare un po’ di festa e bere un bicchiere. (…) Una delle mie ultime uscite, però, è stata con Luigi Zaimbro al Ghisallo e al Muro di Sormano dove 70 anni fa avevano potuto apprezzare i miei garretti. Al Magreglio mi invitano sempre a mangiare la polenta al toc e, per me, l’amicizia di questa gente che mi ha consegnato la cittadinanza onoraria, vale più di tante vittorie.
Il DOPO COPPI di Delfino è un romanzo (di formazione)
O un romanzo storico del ciclismo che, capitolo dopo capitolo, affronta la crisi di tutti noi e forse anche voi senza Coppi, popolo ben fornito di aspettative e di amore per il ciclismo eroico. Il DOPO COPPI di Delfino raccontato da un ragioniere prestato al marketing, ci riporta, un anno dopo l’altro che passa e ripassa, ad una rassegna di fatti e di campioni, di luoghi fantastici, di imprese, di tappe della storia del ciclismo che cambia e scollina dopo quei tre: Coppi, Bartali e Magni. E mica è facile. Sono gli anni di Gastone Nencini, del Muro di Sormano e del Poggio, di Massignan e Balmamion, di Maspes e Gaiardoni al Vigorelli, del Gavia e della potenza di Ercole Baldini. Di Venturelli. Sono anni di grande ciclismo!
Altra frase presa a prestito ma la ritroverete leggendo queste belle pagine di libro: (…) Quando nella discussione si inserisce Magni, sostiene che non dobbiamo giudicare sempre il ciclismo italiano con il metro di Coppi e Bartali: quello è un periodo che con ogni probabilità non ritornerà mai più. Adesso stiamo vivendo un ciclo un po’ sfortunato, le altre nazioni, invece, hanno uomini di gran classe; ci sono corsi e ricorsi storici. Firmato Bruno Raschi. Dopo Coppi ci rimangono anche loro. I campioni della scrittura. E non è poco.