ATLANTE STORICO DEL CICLISMO IN LOMBARDIA

tra le due guerre – seconda parte

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Tra le due guerre: 1919-1943. Seconda parte

Binda è protagonista anche della prima grande rivalità del ciclismo italiano: dall’inizio degli anni Trenta gli si contrappone, infatti, il mantovano Learco Guerra, soprannominato “la locomotiva umana” dallo stesso Emilio Colombo, nel frattempo divenuto direttore de “La Gazzetta dello Sport”. Nel 1931 Learco Guerra, già classificatosi al secondo posto nel Tour de France dell’anno precedente, vince i mondiali di ciclismo su strada per professionisti disputati a Copenaghen, ma è anche il primo corridore della storia a indossare l’iconica ‘maglia rosa’, istituita quell’anno dagli organizzatori come simbolo del primato (parziale e finale) della classifica generale del Giro d’Italia.

I percorsi delle gare ciclistiche tra il 1919 e il 1943

I percorsi delle gare ciclistiche tra il 1919 e il 1943

L’edizione del 1931 parte da Milano e raggiunge Napoli, per fare poi ritorno al capoluogo lombardo: al termine delle dodici tappe sarà vinta dal piemontese Francesco Camusso. Nel 1933 Learco Guerra vince la Milano-Sanremo e si piazza ancora al secondo posto della classifica generale del Tour de France; l’anno successivo, il 1934, domina il Giro d’Italia, con dieci vittorie di tappa, e vince il Giro di Lombardia. Guerra è molto amato dal pubblico e resterà un’icona dello sport mantovano: a lui è intitolata la pista (oggi in disuso) del velodromo ospitato presso lo stadio comunale “Danilo Martelli” di Mantova; i cimeli delle sue imprese sportive sono stati raccolti in un museo a lui dedicato che, per anni, ha avuto sede presso il Palazzo del Broletto della stessa città, attualmente i materiali del museo sono in attesa di una nuova collocazione.

Il biennio 1935-1936 segna un passaggio chiave per l’evoluzione del grande ciclismo in Lombardia e in Italia. Il 28 ottobre 1935, a Milano, viene inaugurato il nuovo Velodromo Vigorelli, fortemente voluto dall’industriale Giuseppe Vigorelli, assessore allo sport. Il nuovo impianto è stato edificato in prossimità del sito che, in precedenza, aveva ospitato lo storico “Velodromo Sempione”, demolito pochi mesi dopo aver ospitato l’arrivo del Giro di Lombardia del 1929. Il “Vigorelli” si dimostra subito una struttura di assoluta eccellenza, per gli standard tecnici dell’epoca: tre giorni dopo l’inaugurazione, Giuseppe Olmo stabilisce il nuovo record dell’ora, percorrendo 45,090 km e certificando così la straordinaria scorrevolezza di una pista che, negli anni successivi, verrà definita ‘magica’ per il numero di record lì stabiliti.

Nel 1936 Learco Guerra ha intrapreso la fase calante della carriera, ma corre ancora per la squadra Legnano, emanazione della celebre azienda lombarda produttrice di biciclette. Per volontà del direttore sportivo Eberardo Pavesi, già grande corridore dell’epoca eroica del ciclismo, approda alla Legnano un giovane toscano di grandi prospettive che, pochi mesi prima, sulle strade dell’alto milanese ha vinto la Coppa Bernocchi: Gino Bartali. Il Giro d’Italia di quell’anno prevede la tradizionale partenza da Milano e la discesa lungo la penisola fino a Napoli, per poi fare ritorno nel capoluogo lombardo attraverso lo svolgimento di 21 tappe: una strutturazione sostanzialmente analoga a quella odierna. Bartali vince la ‘corsa rosa’, conquistando tre frazioni, e si presenta poi tra i favoriti del Giro di Lombardia che si corre il giorno 8 novembre. La corsa parte da Milano e vi fa ritorno: per la prima volta il traguardo è posto lungo la pista del nuovo “Vigorelli” e Gino Bartali trionfa allo sprint finale. Nel frattempo, si è verificato uno storico avvicendamento alla direzione del quotidiano milanese “La Gazzetta dello Sport”, organizzatore delle principali corse nazionali e lombarde: Emilio Colombo, l’uomo capace di inventare ed eternare appellativi come ‘campionissimo’ e ‘locomotiva umana’, ma detrattore delle corse su pista, viene sostituito dal più giovane Bruno Roghi.